A ciascuno il suo (1967)

Regia: Elio Petri – Soggetto: dal romanzo omonimo di Leonardo Sciascia del 1966 - Sceneggiatura: Elio Petri; Ugo Pirro - Fotografia: Luigi Kuveiller - Montaggio: Ruggero Mastroianni - Musica: Luis Enriquez Bacalov - Suono: Mario Bramonti - Costumi: Luciana Marinucci - Produzione: Cemo Film - Origine: Italia - Durata: 94’

 

Interpreti: Gian Maria Volonté (Paolo Laurana), Irene Papas (Luisa Roscio), Gabriele Ferzetti (avv. Rosello), Salvo Randone (Prof. Roscio)



Il film:

«Avevo letto il libro di Sciascia A ciascuno il suo. La molla scattò di qui, perché in quelle pagine era descritto in modo lucidissimo il mondo politico meridionale, le forze e la posta in gioco, il ruolo dell’intellettuale frustrato, castrato. Mi interessava anche che l’assassino finisse per essere il vincitore, perchè era all’interno della classe dirigente. Usai molto lo zoom perché lo girai in fretta. Ma lo feci anche apposta perché volevo che nella Sicilia si individuasse un sud molto più vasto senza confini. Il centro di interesse non era la mafia: nel film ho cercato di proporre un’equivalenza tra immaturità umana o politica e immaturità sessuale, un tema costante nei miei film. Sciascia è un pudico, ma è anche un sensuoso. Questa sensuosità mi attrasse ed è forse il testo di Sciascia in cui si tradisce di più.»

 

[Elio Petri in Paola Pegoraro Petri (a cura di), Lucidità inquieta. Il cinema di Elio Petri, Museo Nazionale del Cinema, Torino 2007, p. 83]

 

Il restauro:

Il restauro digitale di A ciascuno il suo è stato realizzato dal Museo Nazionale del Cinema e da Movietime, in collaborazione con la Scuola d’Arte Cinematografica “Gian Maria Volonté” e il Festival "La valigia dell'attore", a partire dal miglior elemento oggi disponibile, il negativo originale di proprietà di Movietime. L’elemento è stato scansionato alla risoluzione di 4K e restaurato digitalmente. A partire dallo stesso elemento è stato acquisito e restaurato digitalmente anche il suono originale. La lavorazione è stata effettuata presso il laboratorio Studio Cine di Roma nel 2019.

 

La preservazione del film si inserisce in un progetto di valorizzazione dell’opera di Petri che comprende la catalogazione e la diffusione dei materiali dell’archivio del regista, donato dalla moglie Paola al Museo Nazionale del Cinema nel 2007.

 



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