Ultimi giorni di Pompei, Gli
(1913) Regia: Eleuterio Rodolfi –
Produzione: Società Anonima Ambrosio, Torino –
Lunghezza originale: 1958 m –
Lunghezza copia: 1930 m –
Didascalie: italiano –
Visto censura: 994 del 1/12/1913 –
Prima Visione Romana: 24/08/1913 –
Interpreti e personaggi: Fernanda Negri-Pouget (Nidia), Eugenia Tettoni Florio (Jone), Ubaldo Stefani (Glauco), Vitale De Stefano (Claudio), Antonio Grisanti (Arbace), Cesare Gani-Carini (Apoecide), Ercole Vaser, Carlo Campogalliani.
Il film:
Il romanzo di Bulwer-Lytton The Last Days of Pompeii fu un vero e proprio successo editoriale che avvinse i lettori dell’Ottocento. All’inizio del nuovo secolo l’entusiasmo non era ancora sopito e la giovanissima industria italiana dello schermo non si lasciò sfuggire le potenzialità cinematografiche insite nella storia.
La riduzione del 1908 di Luigi Maggi per l’Ambrosio fu un successo strepitoso [http://www2.museocinema.it/restauri/muti_restaurati.php?id=17&l=it]; nel 1913 la stessa Casa rimise in cantiere una seconda versione, ritenendo che i progressi compiuti dalla tecnica cinematografica in quei pochi anni potessero riservare momenti di spettacolarità fino ad allora inimmaginabili.
La casa Pasquali, venuta a conoscenza del progetto, produsse un film di analogo soggetto sfruttando il ricco battage pubblicitario dell’Ambrosio.
La Gloria Film, annunciato un terzo film sullo stesso argomento, decise di rinunciare alla concorrenza e riutilizzò i set per Nerone e Aggrippina. Il plagio diede il via a una delle più famose cause legali sul diritto d’autore del cinema muto italiano.
Il film ebbe un enorme successo di pubblico e di critica. Fecero sensazione soprattutto la spettacolare sequenza dell’eruzione e la delicata interpretazione che Fernanda Negri Pouget, attrice di grande sensibilità, seppe dare del personaggio di Nidia. Il pubblico era anche molto incuriosito dalla possibilità di poter confrontare le due versioni della storia, sugli schermi nello stesso periodo; alcuni esercenti organizzarono addirittura proiezioni consecutive dei film Ambrosio e di quello Pasquali. Nidia, Glauco, Jone, Arbace e Claudio torneranno sullo schermo ancora molte volte, ma il film del 1913 rimarrà un punto di riferimento per tutte le versioni successive .
Il restauro:
Restauro realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e dalla Fondazione Cineteca di Bologna. L’analisi delle numerose copie del film conservate da archivi italiani e stranieri ha rivelato l’esistenza di almeno due negativi del film, uno destinato al mercato europeo e l’altro per il mercato americano. La copia positiva nitrato imbibita e virata con didascalie tedesche conservata dal Murnau Stiftung di Wiesbaden è stata identificata come matrice principale del restauro, essendo di prima generazione e in ottime condizioni. Le lacune sono state emendate grazie ad una copia nitrato lacunosa con didascalie originali in italiano, ristampata negli anni Venti, conservata dalla Fondazione Cineteca Italiana di Milano; una copia 16mm conservata dalla Cineteca Bruno Boschetto di Torino era l’unica a presentare la sequenza iniziale con l’uomo canuto che gira la clessidra sullo sfondo delle rovine di Pompei. Questa sequenza era prevista nelle copie americane ricavate dal secondo negativo, ma la copia di Torino è la sola tra quelle sopravvissute a conservarne le immagini pur essendo ricavata dal primo negativo. La dicitura “Il tempo” riportata sulla partitura si è rivelata essere non un’indicazione musicale ma un riferimento al prologo; questo dunque era previsto anche nella versione italiana. Le didascalie mancanti sono state ricostruite in base alle documentazione cartacea conservata dal Museo Nazionale del Cinema. La fonte di riferimento per le colorazioni è il nitrato tedesco poiché quello conservato a Milano è una ristampa successiva con colorazioni differenti, a tratti più ricche ma meno fedeli a quelle del 1913. L’analisi della colorazione tra le perforazioni ha permesso poi di recuperare toni di colore quando scomparsi sull’immagine. Il confronto puntuale tra quanto indicato dalla documentazione (in particolare la sceneggiatura e le brochure con sinossi estese e dettagliate) e le copie ha permesso una verifica dell’ordine di montaggio e la ricollocazione di alcune inquadrature.
Il restauro è stato eseguito nel 2006 presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata di Bologna. La strumentazione è stata elaborata dal Maestro Stefano Maccagno, su partitura originale del Maestro Graziani-Walter.